124 125 �uel cucchiaio che garantisce la vita (e cura il suolo) Emanuele Isonio @ Re Soil Foundation Migliaia. O per meglio dire milioni, miliardi. Sono gli esseri viventi presenti nei nostri suoli. E non in un'area grande quanto un campo da calcio, o in un metro cubo, o dentro un secchiello da bambini. Basta un semplice cucchiaio da tavola: riempitelo di terra e avrete, lì dentro, più organismi viventi di tutti gli esseri umani attualmente presenti sul pianeta. L'immagine che agronomi e pedologi usano per stupire studenti nelle scuole e non addetti ai lavori è anche un esempio perfetto per capire quanta vita esista sotto i nostri piedi. Spesso sconosciuta. Sicuramente sottovalutata. Ma fondamentale per la nostra esistenza, il nostro futuro, la nostra salute. Da quei microrganismi dipende infatti la salubrità del suolo e, con essa, la sua capacità di fornire servizi ecosistemici: ovvero di rispondere alle esigenze di produzione alimentare, di stoccaggio del carbonio e quindi di riduzione della CO2 in atmosfera, di garanzia di rese agricole e frutti nutrienti e sani. Lo stesso cucchiaio può essere utile anche per comprendere visivamente la differenza tra un suolo sano e uno degradato. Riempitene uno di terreno altamente fertile e un altro di terreno depauperato da anni di trattamenti agronomici aggressivi e scorretti. Un semplice sguardo a entrambi e potrete facilmente capire che il colore, così pallido e malato, di un terreno insalubre è un silenzioso grido di aiuto. Sta a noi esseri umani accoglierlo. D'altro canto, gli scienziati del suolo sono concordi nel sottolineare come, negli ultimi settant'anni – nei quali l'agricoltura ha ceduto il passo all'agroindustria, la popolazione mondiale è cresciuta e troppo spesso i terreni fertili sono stati sigillati da infrastrutture e cemento – abbiamo dimenticato tecniche di gestione che pensavamo superate e che invece, per secoli, hanno preservato la salute dei suoli, da cui dipendevano la vita (o la morte) di intere popolazioni. Non si contano le pubblicazioni che evidenziano come i composti chimici di sintesi – a partire da pesticidi e fitofarmaci – usati per decenni siano sempre più impattanti. Il Pesticide Action Network (www.paneurope.info), che riunisce ONG di oltre sessanta Paesi diversi, ha evidenziato che la contaminazione di frutta e verdura in Europa è cresciuta del 53% nell'ultimo decennio. Il Regolamento UE1, che punta a ridurre del 50% i rischi associati ai prodotti fitosanitari entro il 2030, sottolinea come almeno 54 sostanze pericolose debbano essere candidate alla sostituzione per il loro impatto su salute, suolo ed ecosistemi. Per nostra fortuna, come una madre amorevole che perdona gli errori dei propri figli, la natura è spesso benevola e, nonostante gli sgarbi ricevuti, contiene in sé gli strumenti per permetterci di rimediare ai danni fatti finora. Ancora una volta, questi nostri alleati sono piccolissimi e vivono dentro al suolo. A patto di ascoltarli. A volerli racchiudere in una sola parola comprensibile a tutti, dovremmo parlare di microbi. Anche se quel sostantivo suona alle nostre orecchie con una connotazione spesso negativa, esso riunisce dentro di sé, letteralmente, un mondo. C'è infatti una stretta connessione tra la fertilità del terreno e la biodiversità dei microrganismi che lo popolano: essi agiscono come una vera e propria banca di risorse alla quale la pianta può attingere in modo selettivo, a seconda delle proprie necessità, contribuendo alla decomposizione delle sostanze organiche e al rilascio dei nutrienti minerali essenziali. Componenti di un circolo virtuoso che permette a piante ed erbe di crescere meglio e quindi, a loro volta, di espletare le loro funzioni, tra le quali c'è quella di dare nuova vita una volta morte, favorendo la diffusione dei microrganismi che popolano il sottosuolo, evitando al tempo stesso molti dei fenomeni che portano al degrado dei suoli. �uesti segreti erano noti ai contadini, che per centinaia di anni sono stati veri custodi della terra e del suo futuro. Oggi, tutto questo è diventato un florido filone di studi per ricercatori di ogni continente, impegnati a sistematizzare l'impiego dei microrganismi per riuscire a curare i suoli, preservarne la fertilità e garantire adeguate rese agricole. Gli agronomi del Dipartimento per l'Agricoltura degli Stati Uniti e dell'agenzia Agriculture and Agri-Food Canada sono, ad esempio, impegnati ad analizzare le comunità di microbi presenti per valutare, attraverso di loro, la salute del suolo. Obiettivo: offrire soluzioni pratiche in alternativa all'impiego di input chimici. La loro ricerca, che dura da circa venti anni, ha permesso di dimostrare che alcune piante sono più utili di altre a mantenere l'equilibrio del terreno. I campi coltivati a monocolture come la soia presentano, ad esempio, lo stato di salute peggiore. �uelli di mais sono in posizione intermedia. �uelli coperti in modo permanente da erba e ricchi di ginestrino, una pianta molto diffusa in Nord America, vantano invece la maggiore biodiversità di microrganismi e una più ampia presenza di funghi. 1 v. Regolamento (CE) n. 1107/2009 del Parlamento Europeo e del Consiglio, del 21 ottobre 2009, relativo all’immissione sul mercato dei prodotti fitosanitari e che abroga le direttive del Consiglio 79/117/CEE e 91/414/CEE – online @ eur-lex. europa.eu/eli/reg/2009/1107
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