Ossigeno #12

24 Nel corso dell’ultimo secolo, la nostra sopravvivenza è spesso dipesa dalla conoscenza e dalla valorizzazione della chimica del suolo. Le manipolazioni chimiche hanno portato a straordinari progressi in termini di produzione agricola, ma nello stesso tempo e sul lungo periodo a drammatici costi per la nostra resilienza. Nutrire il mondo, nei decenni e nei secoli a venire, dipenderà da una comprensione molto più profonda della biologia del suolo. Dipenderà dall’ammissione che la nostra sopravvivenza è intimamente legata a quella delle creature che costruiscono e sostengono questo ecosistema ancora così poco compreso. Tendiamo a non interessarci di ciò che non conosciamo; ma le voragini nella comprensione del mondo sotto i nostri piedi sono così ampie che l'umanità sta rischiando inesorabilmente di precipitarci dentro. possono convivere anche un miliardo di batteri4, che raccolgono e liberano molti dei nutrienti di cui le piante si sostentano, producendo ormoni della crescita e altri composti complessi che le aiutano a svilupparsi. �uando le piante sono affamate di determinati nutrienti, o il suolo è troppo secco, o troppo salato, ricorrono a batteri specifici che possono aiutare a superare tali carenze. I microrganismi allertati dalla pianta creano un anello difensivo attorno alla sua radice respingendo i patogeni, educando e stimolando il suo sistema immunitario, aiutandola a resistere agli attacchi di funghi o di insetti. Osservando questo panorama da una prospettiva più ampia, emergono aspetti sorprendenti. La rizosfera si trova al di fuori della pianta, ma è tanto essenziale per la sua salute e sopravvivenza quanto i tessuti della pianta stessa. È come se fosse il suo intestino esterno5, e in effetti le analogie tra rizosfera e intestino umano hanno dello sbalorditivo. Ad esempio, esistono più di mille phyla (= tipi principali) di batteri, ma sono sempre gli stessi quattro6 a dominare tanto la rizosfera quanto l'intestino dei mammiferi. �uesto è quanto sappiamo, ma ogni anno gli scienziati del suolo mettono a segno scoperte notevoli, che ci spingono a rimettere mano alle nostre conoscenze. Il suolo possiede proprietà non comuni a nessun altro ecosistema, a nessun'altra struttura. Alcune di queste, in particolare la sua risposta coordinata7 allo stress ambientale, suggeriscono che potremmo giungere a considerarlo col tempo come una sorta di super-organismo. Poco, sulla terra, ci è occulto quanto il suolo. A questo sistema scarsamente noto ci affidiamo per il 99% del nostro fabbisogno calorico8; eppure lo trattiamo con indifferenza, persino con disprezzo. La scienza del suolo è scandalosamente sottofinanziata. Non esiste un istituto di ecologia del suolo in nessun luogo della terra. Esistono trattati internazionali su telecomunicazioni, aviazione civile, garanzie sugli investimenti, proprietà intellettuale, sostanze psicotrope e doping nello sport, ma non esiste un trattato globale sul suolo. Agiamo come se questa struttura biologica incredibilmente intricata riuscisse a reggere ogni nostro sopruso, continuando a nutrirci. No, non può. Lo stiamo distruggendo in mille modi. C'è il danneggiamento fisico causato da dissodamenti scriteriati. C'è la contaminazione e l'urbanizzazione selvaggia. Ci sono coltivazioni agricole, in particolare quelle di mais e patate, che lo deteriorano e lo espongono alle intemperie invernali. C'è l'uso eccessivo di fertilizzanti: troppo azoto induce i microrganismi a consumare il carbonio che ne tiene insieme la struttura. Ci sono i pesticidi che uccidono la vita sotto il suolo tanto quanto danneggiano quella sopra di esso. In quasi tutti i terreni coltivati, il suolo si sta deteriorando a una velocità che lascia senza fiato. Ma l’impatto tende a essere più grave là dove fa più male, ossia nei Paesi più poveri, in parte perché molti di essi si trovano nelle fasce più calde del mondo – dove piogge intense, cicloni e uragani strappano via dal terreno la superficie esposta – e in parte perché le persone affamate sono spesso costrette a coltivare su pendii scoscesi e in altri luoghi fragili. Una recente analisi afferma che i tassi di erosione nelle nazioni più povere del mondo sono aumentati del 12% in soli undici anni9. In alcuni Paesi, soprattutto in America centrale, nell'Africa tropicale e nel Sud-est asiatico, oltre il 70% delle terre coltivabili sta andando incontro a gravi fenomeni di erosione10. La crisi climatica, causando siccità più intense e tempeste di vento e pioggia, non farà che esacerbare la situazione11: a causa di siccità, erosione e sovrasfruttamento del suolo, la desertificazione sta già affliggendo un terzo della popolazione mondiale12. Il danno al suolo in luoghi aridi è uno dei motivi per cui la resa dei cereali nell’Africa subsahariana non è più aumentata dal 1960, pur avendo registrato un boom in altre parti del mondo. Stiamo minando la capacità del suolo di rinnovarsi, compromettendone la struttura e rendendolo più vulnerabile agli shock esterni. La perdita di resilienza del suolo potrebbe verificarsi in modo incrementale e insidioso: come in altri sistemi complessi, potremmo non essere in grado di rilevare il segnale di allarme fino a quando un trauma ci porterà dritti al punto di non ritorno. In caso di grave siccità, il tasso di erosione di un suolo già fragile e degradato può aumentare fino a seimila volte13. In altre parole, il suolo collassa. Terre fertili possono trasformarsi, più o meno dall’oggi al domani, in polveriere. 25 George Monbiot (Londra, 1963) è uno scrittore, editorialista del Guardian e attivista ambientale. Tra i suoi bestsellers: Calore! Il riscaldamento del globo: una catastrofe annunciata, le cure possibili (2007) e Selvaggi. Il rewilding della terra, dei mari e della vita umana (2018). Il suo ultimo libro è Il futuro è sottoterra. Un’indagine per sfamare il mondo senza divorare il pianeta (2022). Nel 1995, Nelson Mandela gli ha consegnato il Premio Global 500 delle Nazioni Unite per gli eccezionali risultati ambientali. Nel 2022 Monbiot ha ricevuto l’Orwell Prize per il giornalismo. Monbiot è autore del concept album Breaking the Spell of Loneliness (2016) con il musicista Ewan McLennan, e ha realizzato numerosi video divenuti virali. Uno di questi, How Wolves Change Rivers, adattato dal suo TED Talk del 2013, è stato visto su YouTube più di quaranta milioni di volte; un altro sulle soluzioni per arginare la crisi climatica (#naturenow, 2019), in cui è co-protagonista insieme a Greta Thunberg, ha ottenuto più di sessanta milioni di visite.

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