36 37 Tale suolo, tale acqua. «Ripido e soggetto a erosione. Studiando il mio suolo, ho iniziato a sviluppare una serie di tecniche che mi permettesse di ridurre l’effetto dell’acqua». Nelle azioni messe in atto per ridurre erosione e ruscellamento, «è divenuto ovvio che quell’acqua la potessi usare. Per diminuirne la velocità di scorrimento, l’ho trattenuta nel terreno sfruttandola così in modi differenti. Cosa vuol dire tutto questo? Infiltrarla nel terreno. Luogo migliore per stoccare l’acqua». «Per me è stato naturale, alla fine, giungere al fatto di fissare e riassumere il tutto in tre parole: Rallentare, Distribuire e Infiltrare». Ogni suolo deve avere la sua gestione dell’acqua. �uesto emerge quando Lorenzo spiega la scelta delle tre azioni – Rallentare, Distribuire e Infiltrare – con cui progettare la gestione dell’acqua, tre approcci che non dicono come fare, ma solo come intendere il suolo in funzione dell’acqua. Rallentare la velocità e la portata dell’acqua, per ridurre l’erosione del suolo. Distribuire l’acqua studiando l’orografia del terreno. Infiltrare l’acqua nel suolo, luogo migliore dove trattenerla perché è qui che evapora meno, stimolando i microbi e la vita delle piante. «�uando ho cominciato a ragionare sull’acqua, è stato necessario tenere conto del suo ciclo ma anche, forse soprattutto, del concetto di bacino idrografico. �uando piove, l’acqua si raccoglie in un corpo idrico – un fiume, per esempio – e tutta la pioggia che vi confluisce disegna quello che è definito bacino idrografico. Se questo concetto lo riduco a un’azienda, a un mini-territorio, si parla di area di captazione». «�uesto mi ha portato a ragionare sull’acqua partendo da dove la goccia di acqua scende, seguendola dal punto esatto in cui tocca il terreno. Solo così riesci a capire come si comporta. Se io guardo un terreno e osservo l’acqua nel punto in cui si raccoglie, ho già finito. Se osservo invece l’acqua da dove inizia il suo ruscellamento, trovo tutti i punti in cui è efficiente ed efficace gestirla. L’acqua che muove sul mio terreno è quella, né più, né meno. Se la seguo e la distribuisco in questo suo movimento lungo il mio terreno, gestisco la stessa quantità di litri, ma meno alla volta. �uesto va a idratare il suolo in maniera molto più efficace, perché la raccolgo e gestisco in più punti. E non è banale. Noi spesso pensiamo a un invaso, e poi per usarla mi serve pompare. Non ha senso di efficienza. L’acqua per sua natura scende verso valle; se ragioniamo in modo efficace ed efficiente, gestisco l’acqua dal punto più alto di captazione, sfruttando la gravità». «Canali, bacini di infiltrazione profondi ottanta centimetri, massimo un metro. Riusciamo a gestire e a raccogliere l’acqua nella quantità che discende sul terreno che abbiamo a disposizione, con soluzioni specifiche a seconda dell’area. Ho iniziato a studiare il comportamento dell’acqua nel 2015 e a lavorarci dal 2018. Da allora, nei miei 2,5 ettari di terreno ho infiltrato 6 milioni e 200mila litri d’acqua piovana, e oggi conto su 19 bacini di infiltrazione, per una capacità totale di 190mila litri e una rete di canali lunga 250 metri. Acqua che non è uscita dal mio terreno bensì, nel mio terreno, è stata infiltrata».
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